Il Complesso Conventuale di Santa Caterina in Finalborgo fu fondato nel 1359 dai Marchesi Del Carretto quale chiesa destinata alle sepolture della famiglia. Esso sorse in un’area periferica contigua alle mura occidentali del Burgus Finarii, in prossimità di una delle porte d’accesso all’abitato.
La chiesa medievale, officiata dai frati domenicani, era originariamente a tre navate scandite da colonne in Pietra di Finale. Nello spazio absidale destro, noto come la cappella di Santa Maria degli Oliveri, alla fine del Trecento fu realizzato un importante ciclo di affreschi, con episodi della vita della Vergine e della Passione del Cristo, attribuito ad artisti toscani. Lo slanciato campanile tardo-gotico era sormontato da una guglia ottagonale, crollata durante il terremoto del 1887 e recentemente ricostruita in acciaio. Alla fine del XV secolo alla chiesa si affiancarono i due ampi chiostri rinascimentali con capitelli caratterizzati da un ricco repertorio decorativo comprendente molti stemmi carretteschi. Intorno ai chiostri, sormontati sul lato occidentale da due logge, gravitavano gli ambienti conventuali comprensivi di un grande dormitorio, della sala capitolare, della biblioteca, dell’infermeria e dei vani di servizio per la vita dei frati. Con la crisi che coinvolse il Finale nella seconda metà del XIV secolo e il passaggio nel 1602 sotto la corona spagnola, il convento andò incontro ad una graduale decadenza. Durante il periodo napoleonico, esso fu usato come caserma e ospedale militare. Con la restaurazione dei Savoia, nel 1825 i frati domenicani tornarono in possesso dei loro beni, ma la vecchia chiesa non era più sentita come consona ai tempi e ai nuovi modelli architettonici, cosicché la municipalità di Finalborgo decise un suo radicale rifacimento. Con la soppressione degli ordini ecclesiastici, nel 1864, i frati furono allontanati dalla loro antica sede e il complesso fu trasformato in penitenziario, funzione mantenuta fino al 1965. Nel campanile medievale si conservano le celle di rigore del carcere, accessibili al pubblico in un percorso ricco di suggestione, dove ancora si coglie la sofferenza di chi vi fu rinchiuso.
Dopo un iniziale recupero nel 1965-69, l’intero complesso fu restaurato nel 1992-2001, su progetto di Paolo Cevini, con la realizzazione di ampi spazi per mostre temporanee nell’Oratorio de’ Disciplinanti, di un Auditorium e Sala congressi nella chiesa, la collocazione della Biblioteca-Mediateca civica e l’ampliamento del Museo Archeologico del Finale.
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