Il Campanile di Santa Caterina |
Lassù dove non si vedeva il cielo... Un carcere nell’antico campanile di Santa Caterina in Finalborgo La visita al campanile di Santa Caterina, regolato per piccoli gruppi accompagnati da volontari dell’Università delle Tre Età del Finale, consente di effettuare una salita tra anguste e buie celle di rigore, immersi nella dura atmosfera di un carcere ottocentesco, fino a raggiungere la sommità della torre da dove è possibile ammirare Finalborgo e il paesaggio del Finale dall’alto. Nel 1864, in seguito alla soppressione degli enti ecclesiastici voluta dal Regno d’Italia, terminò la secolare storia del convento domenicano di Santa Caterina in Finalborgo, fondato nel 1359 dai marchesi Del Carretto. Gli ultimi frati furono allontanati con la forza, gli arredi sacri della chiesa vennero trasferiti nella chiesa di San Biagio o dispersi e, come accadde in tanti altri casi, gli spazi conventuali furono confiscati e destinati ad altri usi. Su progetto della Direzione di Genova del Genio Militare gli antichi edifici furono trasformati in un penitenziario. Anche il campanile tardogotico della chiesa di Santa Caterina fu adibito ad usi carcerari e nei diversi piani furono ricavate dodici celle di rigore, conservate nel loro stato originario dopo i recenti restauri del complesso monumentale. Si tratta di un ambiente di grandissima suggestione in quanto questa parte integrante del penitenziario è in grado ancora oggi di farci rivivere la drammatica sofferenza e le condizioni d’isolamento delle persone che vi furono rinchiuse. Le celle, grandi circa 2 per 1,40 metri, erano totalmente prive di aperture all’esterno, ricevendo aria e luce unicamente dagli spioncini o dalle grate poste sopra la porta. L’interno di questi angusti ambienti era in gran parte occupato da una lastra d’ardesia o di Pietra di Finale, che fungeva da giaciglio, ai cui piedi era fissato un anello in ferro per la catena di contenzione. Una diretta testimonianza della vita dei prigionieri è inoltre trasmessa da disegni, scritte e graffiti realizzati su porte e pareti delle celle, con nomi, date, frasi o semplici tacche tracciate per indicare il trascorrere del tempo. Il carcere rimase in funzione fino al 1965 e durante il suo secolo di vita ospitò, accanto a omicidi e criminali comuni, detenuti politici tra cui alcune figure progressiste ostili alla politica del Regno d’Italia, come il sacerdote Davide Albertario e il giornalista Paolo Valera qui rinchiusi dopo il loro arresto durante la repressione dei moti socialisti di Milano del 1898, guidata dal generale Bava Beccaris. A meno note figure di anarchici, che parteciparono a quei moti, si devono le scritte a carboncino rinvenute durante i lavori di restauro della chiesa, inneggianti al socialismo e al proletariato internazionale. Al termine della visita, da una bifora sulla sommità del campanile, si può ammirare dall’alto un meraviglioso scorcio su Finalborgo, Castel San Giovanni ed il suggestivo paesaggio finalese delle valli dell’Aquila e di Perti.
ORARIO DI VISITA Tutte le domeniche, con visite guidate alle ore 10.00 , 10.30, 11.00 e 11.30. Possibilità di visita in altri orari e giorni su prenotazione. BIGLIETTO 2,00 €
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