Paesaggi Nascosti |
Le zone umide, un patrimonio da scoprire Le zone umide sono note per la loro importanza naturalistica e da tempo sono oggetto di ricerche e azioni di tutela ambientale. Paludi, torbiere e altre aree con una elevata presenza di acqua sono ambienti ecologicamente fragili e per questo a rischio, che ospitano numerose e particolari specie vegetali e animali, quali - ad esempio - diverse specie di uccelli migratori. Ma le zone umide possono avere anche un valore culturale, spesso non immediatamente percettibile, una sorta di lato nascosto. Nel percorso espositivo è possibile scoprire, nell’alternarsi di immagini fotografiche, reperti, una postazione informatica e alcuni video, in che modo le comunità umane abbiano modellato e “costruito” il paesaggio culturale, ad esempio modificando la copertura vegetale attraverso pratiche agro-silvo-pastorali, e viene svelato come le zone umide liguri siano dei veri e propri archivi bio-stratigrafici, che hanno conservato tracce più o meno invisibili della millenaria evoluzione dell’ecosistema di cui fanno parte. Indicate localmente con diversi nomi geografici (sprugola, moggia, pramollo, piani, lago e altri), “interrogando” le zone umide, analizzando le loro caratteristiche e il loro contenuto, questi ambienti “parlano”, “raccontano” la storia dei nostri paesaggi. Il loro sottosuolo impregnato d’acqua e quasi privo di ossigeno, infatti, può conservare inalterati per lungo tempo legno, fibre vegetali, tessuti, alghe, carboni e altri “oggetti” invisibili a occhio nudo. Questi resti permettono di ricostruire la storia degli ambienti che li hanno prodotti e custoditi per millenni: come si sono formate le zone umide? In quale antico paesaggio? Le torbiere dell’Appennino ligure, essendosi formate in piccoli avvallamenti, hanno potuto “catturare” e conservare spesso per millenni tracce degli ambienti passati e delle attività svolte dall’uomo. Molte di esse ebbero origine alla fine dell’ultima era glaciale, circa 10mila anni fa, quando alcune depressioni vennero liberate dal ritiro dei ghiacciai. Ma alcune, invece, hanno avuto storie assai diverse… Alcune torbiere dell’Appennino ligure si trovano in prossimità dell’Alta Via dei Monti Liguri e sono caratterizzate dalla presenza di numerosi alberi fossili o sub-fossili conservati nel sottosuolo. La mostra “Paesaggi Nascosti. Le zone umide, un patrimonio da scoprire”, promossa dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Liguria, dal Laboratorio di Archeologia e Storia Ambientale (DISMEC - DIPTERIS) dell’Università degli Studi di Genova e dalla Regione Liguria (Dipartimento Pianificazione Territoriale - Servizio Parchi e Aree Protette) è stata curata da Andrea De Pascale (Museo Archeologico del Finale) e da Anna Smaldone (Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Liguria), con la supervisione di Roberto Maggi (Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Liguria), Diego Moreno e Carlo Montanari (DISMEC – DIPTERIS, Università di Genova) e la collaborazione di un comitato scientifico costituito da esperti di archeologia, geografia, ecologia, paleobotanica, geologia e storia. La mostra, componente dell’azione Alta Via dei Monti Liguri.
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