Autoritratti senza me |
Personale fotografica di Virginio Bottaro Quando fotografo la natura, ciò che tento di cogliere è la sua poesia. Non è la potenza della natura ad interessarmi, non è la velocità, la crudezza, la spettacolarità, la rarità. La poesia che cerco nella natura sta nella sua semplicità. In una foglia accartocciata, in un albero all’orizzonte, un’acqua appena mossa, una corteccia avvolta nel muschio. Trattenere il respiro per un trentesimo di secondo è niente. Gocciolano le ore sugli occhi che guardano il buio del soffitto e già vedono ciò che forse domani vedranno. Un’emozione arriva da lontano, forse un ricordo. Domani mi alzerò presto. Andrò a cercare un mio ritratto. Ho covato un’idea e a mani aperte. Per un trentesimo di secondo, domani la involerò dalla mente. Cammino nel silenzio mio e della campagna. Un cenno di neve mentre aspetto il sole. Fra canneti e vecchi tronchi e parlo solo con il fiato del naso. Mi fermo quando un’immagine dall’intorno chiama la mia attenzione, questo accade a tutti. Cerco e disperato bramo e con le unghie sbrandello sogni e azzanno morsi di speranze e dispero e impreco mi scontento e mi rimprovero che è finita! E urlo e arresto il tanto cercare e riprendo e urlo insulti ai sogni e strasogno e disperato spero e dispero mi graffio di pianti a stracci di pelle poi in certe mattine mi accorgo di un silenzio e di una strada fra i campi aria ghiaccia sulle mani e sul viso scarponi nel fango che poi a casa ripulirò, una riva di fiume, la sagoma di un albero, il disegno di una collina, uno scherzo di campagna, il sole scalda l’aria e la appanna mi rallento ad aspettare che nulla accada. Con la macchina fotografica accanto non sei mai solo. AC
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