Foto Che Capitano |
Da Capo Noli ad Atlantide... Lo sguardo di Enrico D'Albertis La mostra “Foto che Capitano” è stata un omaggio all’avventurosa e affascinante vita del Capitano Enrico Alberto D’Albertis (1846-1932) oltre che al suo legame con il territorio di Noli e di Finale Ligure, attraverso l’esposizione di una ricca selezione di immagini fotografiche storiche. Il tempio della Concordia ad Agrigento tra le pecore al pascolo, la piramide di Teotihuacan ancora sepolta dalla vegetazione, le rovine di Cartagine in cui si aggirano signore con ombrellini bianchi e uomini con la paglietta, il tempio di Abu Simbel parzialmente coperto dalla sabbia. Sono queste alcune delle suggestive immagini scelte tra quelle scattate dal Capitano Enrico Alberto D’Albertis, tra la fine dell’Ottocento e il 1930 circa, che documentano il suo interesse per l’archeologia e le civiltà antiche. D’Albertis, proprio nel Finalese, in compagnia del geologo e paletnologo Arturo Issel, prese parte agli scavi nella Caverna delle Arene Candide e segnalò per primo i resti di faune estinte nella Caverna delle Fate, si interessò della preistoria, formulò alcune delle teorie "scientifiche" sull'esistenza e l'ubicazione di Atlantide... L’archeologia e la storia antica sono sempre state per D’Albertis un punto d’interesse e occasione di amicizia con diversi studiosi del suo tempo, tra i quali troviamo Ernesto Schiaparelli (1856 – 1928), direttore del Museo Egizio di Torino tra il 1894 e il 1928. Con quest’ultimo D’Albertis si incontra più volte in Egitto, seguendo i lavori della Missione Archeologica Italiana. Nel marzo del 1907 assiste agli scavi nella Valle delle Regine, al tempio di Deir-el-Medinet, che documenta con numerose foto, e dove per sfuggire al caldo soffocante - su consiglio dello stesso Schiaparelli - dorme per alcune notti circondato da mummie nella tomba ipogea di Amonchopeshfu, figlio di Ramses III. Caratteristica delle sue fotografie è l’assoluta libertà di espressione e di soggetto, unitamente alla capacità di usare, a seconda delle circostanze, registri differenti: le inquadrature a volte sembrano non studiate, specie quando colgono, con occhio ironico, aspetti di vita quotidiana, a volte invece paiono frutto di scelte stilistiche più attente e meditate. Immagini di uomini e navi, bambini e mezzi di trasporto, scene di vita quotidiana hanno documentato in questa mostra uno sguardo vivo e aperto a 360 gradi, restituendo il sapore di un’epoca di sconvolgenti trasformazioni, attraverso gli occhi di un uomo pieno di curiosità, di coraggio e di ironia. La mostra ha presentato anche una quarantina di fotografie scattate dal Capitano D’Albertis nella Riviera di Ponente, in particolare tra Noli e il Finalese, zona a lui particolarmente cara sia per la presenza di una sua dimora estiva - l’Eremo di Capo Noli - sia per le numerose caverne da lui esplorate in compagnia di Arturo Issel. La mostra è stata promossa dall’associazione culturale Amici del Castello D’Albertis, impegnata dal 1997 a sostenere le attività di Castello D’Albertis - Museo delle Culture del Mondo d’intesa con il Settore Musei del Comune di Genova e con l’Istituzione dei musei del mare e della navigazione.
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