Arturo Martini e la Pietra di Finale |
Arturo Martini e la Pietra di Finale Con testi di: Massimiliano Caldera, Luca Finco ,Andrea Fiore, Maurizio Gomez Serito, Giovanni Murialdo e Magda Tassinar. SCALPENDI EDITORE - MILANO 2024
«Qui a Finalmarina c’è una pietra magnifica»: così Arturo Martini scriveva nel 1931 in una lettera inviata ad Arturo Ottolenghi riferendosi alla Pietra di Finale. Il rapporto tra l’artista e quella pietra era esordito nel 1923 quando l’aveva adottata nel Monumento ai Caduti della Grande Guerra di Vado Ligure, inaugurato nell’anno successivo.Lo stesso materiale fu usato dieci anni dopo per il grande gruppo del Pegaso destinato a essere collocato sulla facciata del nuovo palazzo delle Poste di Savona. A partire dal 1930, nell’arco di meno di un decennio, la Pietra di Finale fu usata anche per una serie di sculture destinate a mostre o a dimore e collezioni private, che segnarono un momento fondamentale nelle vicende della cultura figurativa del Novecento. Queste opere oggi ci consentono di seguire un percorso ideale, incentrato su Arturo Martini, che si sviluppa tra i più grandi musei – non solo italiani – dedicati all’arte di quel periodo (Museo del Novecento a Milano, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea-GNAM a Roma, Museo Novecento a Firenze, Museo civico Luigi Bailo a Treviso, Casa Museo Palazzo Maffei a Verona, Kröller-Müller Museum a Otterlo in Olanda).
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